Un colloquio di lavoro andato malissimo

Un ufficio, un dirigente cordiale, indicazioni apparentemente semplici. Ma quando entra lui, con la sua tuta bianca e l’aria spaesata, la situazione prende una piega imprevedibile. E il primo giorno di lavoro diventa leggenda!

Nella storia della commedia italiana, ci sono scene che non hanno bisogno di presentazioni. Bastano poche inquadrature, una battuta fuori tempo, uno sguardo sbagliato, e il pubblico ha già capito che sta per assistere a un disastro comico annunciato. È il caso della celebre sequenza del colloquio di lavoro in “Vieni avanti cretino”, film del 1982 diretto da Luciano Salce e interpretato da un formidabile Lino Banfi.

Nel film, Banfi è Pasquale Baudaffi, uomo del sud emigrato a Roma in cerca di lavoro, di fortuna e di dignità, ma che finisce inevitabilmente travolto da situazioni assurde e umilianti. Uno dei momenti più esilaranti — e disperatamente realistici — è proprio il colloquio di lavoro con il famigerato Dottor Tomas (interpretato da Gino Pernice), dirigente aziendale serissimo e inflessibile.

Il colloquio, girato in un ufficio clinicamente ordinato e illuminato da fredde luci al neon, si trasforma subito in una giostra di equivoci, sviste, risposte surreali e imbarazzi amplificati. Pasquale, con la sua parlantina inarrestabile e il curriculum che sfiora il ridicolo, tenta disperatamente di impressionare il dottor Tomas, finendo invece per confonderlo — e annientarlo psicologicamente — con una raffica di spropositi, falsità plateali e tic involontari.

Una comicità che nasce dall’ansia, dal disagio, dall’impossibilità di rispondere con logica a un mondo — quello del lavoro — che sembra costruito per escludere, non includere.

Lino Banfi è magistrale nel rendere questo stato di frustrazione e goffaggine senza mai cadere nella caricatura gratuita. Anzi, il personaggio di Pasquale è paradossalmente credibile, proprio perché esaspera tic, frasi fatte e atteggiamenti che molti italiani — soprattutto nel Sud Italia degli anni ’80 — hanno conosciuto davvero. La paura di sbagliare, la sensazione di non essere mai abbastanza, l’urgenza di far colpo anche mentendo: tutti elementi che il film mette in scena in maniera crudele ma profondamente umana.

“Vieni avanti cretino” è una pellicola costruita a episodi, quasi una raccolta di sketch comici cuciti insieme da una trama esile. Ma questo episodio del colloquio è senza dubbio il più iconico. Anche perché tocca un nervo scoperto: il mondo del lavoro, con le sue regole assurde e il suo linguaggio incomprensibile, diventa una parodia di sé stesso. E il pubblico, ridendo, riconosce quella stessa follia nei colloqui reali che ha sostenuto almeno una volta nella vita.

Curiosamente, anche in Giappone esistono scene simili, soprattutto negli anime e nei dorama ambientati in contesti lavorativi. In serie come “Aggretsuko”, ad esempio, il protagonista è costretto a subire riunioni e colloqui assurdi, simili per toni e nonsense a quello vissuto da Banfi. E nei manga slice-of-life, la figura del lavoratore fuori posto è spesso trattata con ironia e malinconia. Non è difficile immaginare Pasquale Baudaffi come un personaggio secondario in un anime di Kyoto Animation: sfortunato, confusionario, ma sempre armato di un’energia scomposta che lo rende memorabile.

L’illustrazione anime dedicata a questa scena esalta proprio il contrasto: da un lato il volto tirato del dottor Tomas, impassibile e severo. Dall’altro Banfi, con la sua tuta bianca, lo sguardo tra il fiero e lo smarrito, pronto a rovinare tutto con una sola frase. Sullo sfondo, macchinari industriali disegnati con cura e una scrivania ordinatissima che sembra sfidare il caos in arrivo.

Nel complesso, questo momento resta una delle vetta della comicità italiana. Perché non ha bisogno di effetti speciali né di grandi colpi di scena: basta un uomo qualunque, in cerca di lavoro, messo di fronte a una realtà che non sa (e forse non vuole) comprendere. E allora si ride. Forte. Ma con un retrogusto amaro che oggi, più che mai, risulta attuale.