Cowboy per finta, guai per davvero

Tre uomini in giacca da torero, pistole sguainate e sombreri grandi come parabole. Sembrano pistoleri infallibili… ma hanno più esperienza a teatro che al poligono. Eppure, in questo villaggio, saranno loro a fare la storia.

Era il 1986 quando John Landis, già regista di *The Blues Brothers* e *Una poltrona per due*, decise di firmare una delle commedie più eccentriche e sottovalutate della sua carriera: *Three Amigos!* – in italiano *I Tre Amigos*. Il trio protagonista è formato da Steve Martin, Chevy Chase e Martin Short, tre giganti della comicità americana, nei panni di attori hollywoodiani disoccupati che vengono scambiati per veri pistoleri da un villaggio messicano in pericolo.

Il film è una parodia esilarante dei western classici e, allo stesso tempo, una lettera d’amore al cinema muto e alla comicità slapstick. I Tre Amigos sono vanitosi, maldestri, perfettamente coordinati solo quando si tratta di coreografie e numeri musicali. Ma nonostante l’incompetenza, riescono a risvegliare il coraggio negli abitanti del villaggio e – in qualche modo – diventare veri eroi.

Durante le riprese, pare che molte scene siano state improvvisate sul momento, specialmente quelle con Martin Short, al suo debutto cinematografico. L’iconico numero musicale “My Little Buttercup” fu girato in un vero saloon, e il cast raccontò che la comparsa del burbero proprietario dietro il bancone fu tutto tranne che una recita: l’uomo era realmente confuso su cosa stesse succedendo.

La pellicola, accolta in modo tiepido alla sua uscita, ha poi guadagnato lo status di cult, anche grazie alla sua estetica surreale. Non è difficile immaginarla trasposta in un anime in stile *Lupin III*, dove i tre protagonisti sarebbero sì dei pistoleri, ma sempre a metà tra la fuga e l’errore comico.

In Giappone, l’archetipo del falso eroe che diventa vero paladino è caro a molte serie anime, da *Great Teacher Onizuka* a *One Piece*. Ed è forse per questo che *I Tre Amigos* è piaciuto anche oltre oceano: perché, dietro le paillettes e i sombreri, c’è una storia semplice e potente. Quella di chi si improvvisa qualcosa… e alla fine lo diventa davvero.