Tamarro sì, ma con stile da vendere

Camicia nera aperta, collana d’oro, ciuffo scolpito e Fiat Dino ruggente. Non è il re della notte, ma uno che ci prova con la sicurezza di chi sa già come finirà: tra una risata, una figuraccia e tanta, tantissima umanità.
Tra le mille maschere indossate da Carlo Verdone nel suo film d’esordio “Un sacco bello” (1980), ce n’è una che ha lasciato un segno indelebile nell’immaginario collettivo: Enzo. Il romano coatto con l’ossessione per Ibiza, la passione per le macchine appariscenti e quella comicità involontaria che rende ogni sua scena un piccolo capolavoro di umanità.

Nel suo look c’è tutto: la camicia nera rigorosamente aperta, la collana d’oro in bella vista, i guanti in pelle nera tagliati a metà e un ciuffo rockabilly che sfida le leggi della gravità e del buon gusto. Ma il vero gioiello è lei: la Fiat Dino Spider, nera con banda rossa, aggressiva quanto basta per impressionare chiunque si trovi a camminare sul marciapiede. E lui, Enzo, con un braccio fuori dal finestrino e lo sguardo da conquistatore dei Castelli Romani, sembra nato per guidarla.

La scena è iconica: un caldo pomeriggio romano, l’aria satura di aspettative vacanziere, e Enzo che si muove tra i quartieri in cerca di ragazze da “caricare”. I suoi tentativi di approccio, sempre sopra le righe, sono il manifesto di una generazione cresciuta con i sogni a portata di mano ma pochi strumenti per afferrarli. È proprio questo contrasto tra sicurezza esteriore e fragilità interna che rende il personaggio così autentico, così comico, ma anche così tenero.

Carlo Verdone ha dichiarato più volte che Enzo era ispirato a un ragazzo realmente conosciuto, e proprio per questo il personaggio risulta tanto realistico. Non è una parodia, ma una trasposizione affettuosa e quasi documentaristica di un tipo umano molto diffuso negli anni ’70 e ’80. L’auto, in questo contesto, è un’estensione del personaggio: rombante, vistosa, più veloce a parole che in curva.

Immaginarlo in versione anime, nello stile pulito e dettagliato di “Hunter x Hunter”, non fa che amplificare il contrasto tra la posa fiera e la realtà un po’ tragicomica del personaggio. Con i colori vivaci e l’estetica brillante, la trasposizione animata diventa quasi un’ode alla sua goffaggine sublime.

“Un sacco bello”, oltre a Enzo, ci regala un carosello di personaggi strampalati, tutti interpretati da Verdone, che riescono a raccontare l’Italia con una lucidità disarmante e una dolcezza profonda. Ma tra tutti, è proprio Enzo a rimanere più impresso: simbolo di una romanità esuberante, di un’Italia che cercava ancora di capire come essere moderna senza dimenticare le proprie radici.

Un personaggio così non può essere dimenticato, e rivederlo reinventato in una versione animata diventa quasi terapeutico. Perché Enzo, in fondo, siamo stati un po’ tutti: troppo sicuri, troppo rumorosi, troppo innamorati della nostra stessa immagine… eppure irresistibili, proprio per questo.